Ent

"...forse, nascosti in fondo al cuore di Yavanna, attendono fiduciosi un'altra primavera del mondo".


I Pastori d'Alberi furono creati durante i Giorni Antichi da Yavanna. Quando Ilúvatar decise che i figli di Aulë, i Nani, sarebbero stati anche i propri, ella temette che questo popolo scavatore e laborioso avrebbe aggravato le sofferenze già inferte da Melkor alla natura. Per questo Manwë le chiese a quale delle sue creazioni ella tenesse maggiormente, desiderando alleviare le sue preoccupazioni. Ma Yavanna rispose: "Tutte le cose hanno il loro valore ed ognuna contribuisce al valore delle altre. Ma i kelvar possono fuggire o difendersi, mentre gli olvar che crescono non possono farlo. E tra questi, io ho cari gli alberi". Ilúvatar udì queste parole ed a lungo discusse con Manwë delle creature di Yavanna; infine fu deciso che spiriti convocati da lungi avrebbero vagato tra i kelvar e gli olvar, mentre nelle foreste avrebbero abitato spiriti detti Pastori degli Alberi.
Le Ere trascorsero veloci e la conoscenza sull'origine dei Pastori si perse nelle spire del tempo. Così, infine, solo strane leggende venivano tramandate sul conto di questi esseri ed il ricordo di quanto ci fosse di vero in queste rimase solo nella mente dei più saggi. Tra i Rohirrim erano chiamati Ent, mentre presso i Quendi erano detti Onodrim. Essi sono forme di vita millenarie e sagge, e perciò hanno una visione del tempo assolutamente diversa da quella normale: tutto ciò che fanno avviene in modo straordinariamente lento. Vivono nella foresta di Fangorn in abitazioni chiamate Ent-case in una sorta di comunità esclusivamente maschile, poiché le Entesse scomparvero ai tempi dell'Ultima Alleanza, forse fuggendo all'Est. Per quel che riguarda l'aspetto fisico essi appaiono come l'incrocio tra alberi e uomini: con pelle coriacea e lunghi arti nodosi a sette dita, dotati di una lunga barba vigorosa e di occhi curiosissimi, il loro fisico richiama vagamente quello dei Vagabondi, pur essendo alti il doppio. Sono creature incredibilmente tranquille, ma se svegliati diventano avversari formidabili e sorprendentemente decisi. La loro forza impareggiabile permette loro di sgretolare la pietra con facilità e "accartocciare ferro come fosse latta". Non vengono pressoché feriti se non dal fuoco o da possenti colpi d'ascia, ma la morte di un compagno non fa altro che aumentare la loro rabbia devastatrice. Per il resto sono creature molto placide, al di fuori dei tumulti del mondo. Il loro linguaggio è lento e sembra che condivida molti vocaboli col Quenya.


scritto da: nextor